Sognare (e realizzare) in grande: la storia del trail runner Emanuele Ludovisi

Un anno da dimenticare, tra infortuni e vicissitudini varie. La delusione, le false ri-partenze e poi finalmente imbocca nuovamente la via giusta. Emanuele Ludovisi trail runner di successo si racconta ai microfoni di TrailRunWorld partendo dall’ultima fatica: scalare tante volte la stessa montagna (il promontorio di Monte Circeo, in provincia di Latina) fino a totalizzare un dislivello positivo pari all’altezza dell’Everest. mIpresa riuscita insieme al compagno di merende, Domenico Giosi (qui l’intervista realizzata da noi a giugno 2019)

“E’ da un po di tempo che avevo in mente, qualcosa di più grande, da Guinnes dei primati. È ancora in testa e non escludo che entro un anno tenterò di realizzare questo progetto” dice Emanuele senza nascondere una certa soddisfazione, insieme ad un alone di mistero attorno all’idea

Domanda – Quindi quella di domenica 9 febbraio al Circeo è solo un assaggio?

trailrunworld.com

Risposta – Certo, ho in mente una cosa con mooolto dislivello positivo!. Fra un mese abbiamo una gara di 128 km alle Gran Canarie e a me e Domenico (Giosi n.d.r.) serviva fare allenamento lungo con parecchio dislivello. L’idea della prova di domenica scorsa è un po’ figlia di questo progetto. Qui abbiamo pensato: perché non farla subito? Magari rendendola un po’ pubblica per farci aiutare anche da qualche amico, anche per un sostegno morale. Cosa che, tra l’altro è avvenuta con successo, con molti amici attorno

D – Com’è andata? Avete avuto momenti particolari di difficoltà?

R - Non c’è mai stata una vera e propria crisi in questo percorso dove, ci ha raggiunti anche l’amica Laura Chimera. Avevamo paura che non riuscisse a tenere il ritmo con noi, invece, a parte un paio di piccole crisi a metà, dopo 2-3 salite ce l’ha fatta, è stata davvero bravissima. E’ stato un buon allenamento, un grosso carico di dislivello positivo, una cosa che se riesci dopo un po’ di settimane a “trasformare” questo vantaggio in nova energia, è fatta!. Alla fine si tratta di una cosa funzionale, che a me fa  aumentare la velocità della corsa in pianura. Comunque faremo ancora forzature prima della gara, poi è in programma una settimana di scarico e via.

D – Quindi nessuna anticipazione sul progetto da Guinness?

R - Stiamo pensando seriamente a questa cosa, proprio stamane ci siamo sentiti con Domenico ed è gasatissimo. Sarà un vero tentativo di stabilire un record da Guinness dei Primati. Per ora top secret, poi vedremo.

D – Questo progetto arriva dpo avariati successi nelle ultime gare del 2019 e nelle prime del 2020. Una vera ripresa dopo un anno difficile?

R – Sì, il 2019 è stato un periodo non bellissimo fisicamente, perciò i risultati li giudico come una “ripartenza”. Ecco, questo è il significato, un vero punto di inizio nuovo. E’ stato un anno con parecchi infortuni, sensazioni pessime, poco allenamento costante. Da qualche mese sento di nuovo sensazioni belle, quelle giuste. L’anno scorso avevo anche pensato di non riuscire più a fare le cose del passato, invece ora penso di fare non solo quelle ma anche meglio.

D – Ripartire dopo stop forzati fa parte del bagaglio di esperienze di ogni atleta. Cosa hai imparato da questa esperienza? Cosa consigli a chi ha subìto un infortunio e deve ripartire?

R – Io dico: non avere fretta di ripartire. L’anno scorso ho provato subito a rimettermi in sesto dopo un infortunio, ma avevo troppa fretta, tornavo a farmi male ed avevo sensazioni brutte. Bisogna fermarsi un attimo, svagare la testa e poi  senza fretta ritornare. Serve al fisico e alla testa. Ritornare a fare la prima gara dopo uno stop forzato non è facile. Quando è accaduto a me, avevo sentivo che la  testa voleva andare forte, ma il fisico non era pronto. Sono rientrato su una gara di 42 km molto tosti, è mi è servito per riprendere la testa, arrivare al traguardo per me rappresentava in quel momento proprio la “ri-partenza” come una conferma che “posso rifarlo”.

D – Come ti alleni? Segui un programma?

Tendo a accumulare molto stress fisico prima della gara, mi serve dal punto di vista dell’alimentazione che per allenamento. Seguo regimi molto stretti e allenamenti molto pesanti. Una linea che poi nei 10 gg di recupero prima della gara mi servono per abituare il fisico sotto pressione. Mi alleno con pochi carboidrati, per abituare il corpo a scavare le energie dalle riserve. Così quando dai la benzina al corpo con i carboidrati riesci ad utilizzarlo tutto. Mi alleno tuti i giorni, anche bici, palestra, raramente mi riposo. Un tempo ero seguito da persone esperte, ma con l’esperienza ormai mi alleno molto da solo. Sperimento cose nuove, faccio test su me stesso, non mi piace pendere ordini, sono un anarchico!. Ho capito come funziona il mio corpo e so cosa fare.

R – Raccontaci un po’ di te…

R – Ho 37 anni, sono di Ardea, e di mestiere faccio il maniscalco. Da un anno gestisco un rifugio al Terminillo, il  “Massimo Rinaldi”. Ho fatto questa pazzìa, il rifugio è quasi in cima, in una zona un po’ estrema, con rifornimenti che possono arrivare solo con zaino o muli. Lo faccio solo l’estate per ora.  Ho una compagna, un bimbo di pochi anni ed un altro in arrivo a maggio circa.

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