E’ partito dal marciapiede di una strada in Madrid in direzione Est, e tre anni dopo, è tornato sullo stesso marciapiede arrivando da ovest: Ignacio Dean in arte Nacho per gli amici, ha fatto il giro del mondo a piedi, ne ha tratto la storia per un libro scritto e pubblicato in tutto il mondo (“Libero e Selvaggio, la grande avventura del giro del mondo a piedi” disponibile da questi giorni anche in versione italiana tramite questo link) e poi ha aggiunto nel tempo altre spedizioni e progetti “extreme”. Tutto, partendo dalla passione per il trail running e per la salvaguardia dell’ambiente. Grazie ad un incontro del tutto fortuito, (a 1700 metri di altezza sul Monte Abantos, cima che appartiene alla Sierra de Guadarrama) con il nostro Antonello Marrocco (Presidente della ASD Top Trail e fondatore di Trailrunworld.com) è nata un’amicizia sincera, e così siamo riusciti a chiacchierare un po’ con Nacho e a farci raccontare le sue avventure.
Domanda - Dunque, hai iniziato questa avventura di camminare attorno al globo: eri già un atleta o hai imparato piano piano?
Risposta - Adoro camminare, e ho fatto molto trekking prima, ma era la prima volta che giravo il mondo. Ho percorso molti cammini classici, ho percorso più volte il percorso di San Giacomo fino a Santiago De Compostela. Mi è sempre piaciuto camminare. Le prime volte magari esci e stai via un giorno nella natura e poi torni a casa. Poi la prossima volta esci e trascorri una settimana fuori, poi un mese e poi arriva un momento in cui dici a te stesso: ehi, perché non camminare per il mondo intero? Perché non lasciare la mia casa e non tornare o semplicemente tornare dall'altra parte del pianeta? Quindi è così che mi è venuta l'idea, le persone amano la natura, stare all'aria aperta e stare in montagna, penso che tutti abbiamo la responsabilità di prenderci cura della natura, e così decido di dedicare questa spedizione a comunicare maggiore consapevolezza per l'ambiente. Direi che questo è il mio obiettivo, il mio sogno personale.
D – Quand’è che hai preso la decisione di andare in giro per il mondo?
R - Era più o meno il 2010, mi ci sono voluti due anni per prendere la decisione, esattamente dal 2010 al 2012, e poi sono seguiti nove mesi di preparazione, nove mesi per trovare sponsor, contattare le ambasciate, lavorare sui social media, il sito web... Disegnare bene un itinerario e un calendario richiede molta preparazione. Anche allenamento e corsa, quindi nove mesi... è lo stesso tempo che ti serve per partorire! Sì, quindi mi ci è voluto molto tempo, non è stata una decisione facile.
D - Quindi dalla Spagna sei andato verso est oppure sei andato verso ovest?
R – Mi sono diretto verso Est. Sono partito dalla Spagna, ho attraversato la Francia poi ho attraversato l'Italia nella parte settentrionale: Savona, Imperia, Genova, e poi Piacenza, il Veneto e da lì ho attraversato il confine con la Slovenia. Ho proseguito per la Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia e poi l'Asia con Georgia, Armenia, Iran, India, Nepal, Bangladesh, Tailandia, Malesia, Singapore e Indonesia. Da lì ho raggiunto l'Australia camminando da Darwin a Sidney, dove dovevo prendere un volo per il Cile e sorvolare Pacifico. Poi ho camminato dal Cile a New York, da sud a nord. Ho dovuto prendere un altro volo da New York sull'Oceano Atlantico, e poi ho camminato per gli ultimi 600 chilometri da Lisbona a Madrid. Così ho iniziato nel 2013 e nel 2016 sono arrivato allo stesso punto dal lato opposto della strada verso ovest. Sì, è stata una spedizione fantastica, ho camminato per oltre 33.000 chilometri in 31 paesi e ho avuto moltissime esperienze. Ho usato 12 paia di scarpe e ho perso tantissimo peso!!
D - Cosa ricordi del tuo passaggio in Italia?
R - Ho dei ricordi molto belli! Ricordo che era aprile del 2013, era solo l'inizio della primavera e ricordo fra tutti il delizioso gelato, tutti i ristoranti che si stavano preparando per l'estate... era un periodo così bello! Genova, non sapevo fosse una città così lunga! Alcuni miei amici italiani mi stavano aspettando per la cena e ho trascorso alcuni giorni lì a Genova. Ricordo anche che ho avuto una giornata difficile camminando verso Piacenza. Stavo spingendo il trolley con tutta la mia roba e la mia attrezzatura, e all'improvviso le ruote si sono rotte, si sono bucate. Quindi ero in mezzo alle montagne e non avevo modo di sistemarle. Poi all'improvviso è iniziata una tempesta e ho pensato "ok!" e ho chiamato un amico a Genova per chiedere aiuto, ma dopo due secondi la batteria si è scaricata, quindi... basta! Poi sono arrivato in un piccolo villaggio e ho montato la tenda, ho indossato vestiti asciutti e il giorno dopo ho riparato le ruote, ho caricato il telefono... è stata una bellissima esperienza! Ho imparato una lezione: aggiustare le ruote prima che si consumino troppo! L’Italia mi è piaciuta molto, per me è stato come un “arrivederci” all’Europa occidentale, attraversare il confine orientale è come una porta verso culture e luoghi diversi.
D – Ora ti faccio una domanda che probabilmente ti hanno già fatto in molti: hai vissuto situazioni pericolose?
R – Ebbene sì, davvero molte più volte di quanto ti aspetteresti e vorresti! Ad esempio, mi è capitato di dormire in tenda durante temporali con fulmini, quindi cerchi di evitare che la tua tenda scivoli giù dalle montagne. Ho dormito nelle foreste con gli orsi, quindi dovevo legare il cibo in un sacchetto ai rami più alti per tenerli lontani. In Australia c’erano branchi di Dingo attorno alla mia tenda, che ululavano tantissimo, e quelle notti non ho dormito molto! Ho dovuto affrontare anche momenti piuttosto estremi quando nell’America centrale e meridionale hanno tentato più volte di aggredirmi con i machete, e questo non è stato molto carino. Quindi, sai, quando vai a piedi, utilizzi il mezzo di trasporto più lento, non c'è modo di scappare o di chiudere una porta... sai, ci sono alcuni paesi o luoghi nel mondo dove la vita non vale nulla, possono ucciderti per niente, perché non gli succede nulla. Magari vogliono le tue scarpe o vogliono il tuo trolley o semplicemente vieni aggredito perché sei nella loro zona che è sorvegliata da loro, sono come delle bande criminali potremmo dire, beh non sono momenti molto romantici!! Ad esempio a Dakka, nella principale città del Bangladesh, sono stato testimone di un attacco terroristico, e a volte hai la sensazione di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato... non importa quanto ti alleni e quanto sei preparato, puoi sempre affrontare una situazione di paura.
Comunque posso dire che per mia personale esperienza, le persone sono buone in tutto il mondo: sono molto ospitali, non importa il paese, la cultura, la lingua o il colore della pelle, le persone sono buone ovunque. Mi hanno offerto una mano, hanno aperto la porta delle loro case, mi hanno dato da mangiare. Quindi, nonostante tutte le differenze culturali, siamo tutti assolutamente uguali! Vogliamo tutti essere felici, goderci la vita ed essere al sicuro e tutti abbiamo bisogno di bere e mangiare!
D - Che lavoro svolgevi prima di questa esperienza?
R - Lavoravo nel settore della pubblicità e delle pubbliche relazioni, e ho anche studiato una laurea in conservazione ambientale, questo è ciò che amo davvero. Ho lasciato la casa dei miei genitori molto giovane, una volta finiti gli studi ho lavorato in un luogo dove si prendono cura degli animali malati, per poi liberarli. Ma poi ho avuto la sensazione che la vita sia qualcos'altro oltre al semplice lavoro. Avevo la sensazione di voler avere uno scopo, una sorta di missione da compiere. Quindi la cosa più difficile è stata fare il primo passo, lasciare la mia vita alle spalle, rifiutare tutto, tutte le cose materiali, la mia casa, gli amici, la famiglia...e anche le paure, perché a volte abbiamo tante paure e non inseguiamo i nostri sogni solo per paura.
D - Quindi finita tutta la faccenda del “giro del mondo”, cosa ha iniziato a fare Nacho?
R - Beh, ho concluso questa spedizione nel 2016, sai che il pianeta è coperto per più del 70% da acqua, quindi ho fatto una spedizione chiamata “The Nemo Expedition”, un evento che mi ha fatto collegare tutti e cinque i continenti nuotando. L’ho fatto dal 2018 al 2019. Non ero un nuotatore, quindi era quasi un inizio da 0! Dopo due anni ho iniziato a nuotare nei fiumi, nei laghi, in acque libere, nel mare. Così dopo due anni e più di 2500 chilometri a nuoto ho iniziato questa spedizione che mi ha permesso di collegare la Spagna al Marocco, collegare l'Europa all'Africa, poi ho nuotato dalla Grecia alla Turchia collegando l'Europa all'Asia. Poi ho collegato l'Alaska alla Russia nel mare di Bering, molto molto freddo!! Poi sono andato in Papua Nuova Guinea per collegare l'Asia all'Oceania e l'ultimo è stato il Mar Rosso. Poi ho scritto un altro libro intitolato “The Call of the Ocean”. L'ultimo progetto che ho terminato si chiama "The Blue Spain". È una spedizione scientifica in barca a vela intorno alla Spagna, abbiamo iniziato a settembre del 2022 e abbiamo finito a giugno del 2023. Abbiamo svolto alcune ricerche scientifiche sull'inquinamento da plastica negli oceani. Quindi ora stiamo analizzando in laboratorio tutti quei campioni che abbiamo prelevato dal mare e stiamo per compilare un report per denunciare questo inquinamento da plastica sulle nostre coste.
D – Parliamo di trail running: lo pratichi, ti piace?
R - Sì, lo pratico e mi piace molto...anzi posso dire che senza la passione per questo sport, non avrei mai incontrato Antonello Marrocco! L'ho conosciuto sulle montagne che circondano la mia zona in Spagna e mi ha fatto molto piacere incontrarlo e conoscerlo in questo modo, io adoro stare all'aria aperta! Adoro il trail running perché è il modo migliore per allenare il cuore, i polmoni e la capacità aerobica. Mi piace molto correre in salita e in discesa! Personalmente penso di non essere un bravo atleta, ma penso che stare fuori, magari per 2-3 o 4 ore di corsa, sia fantastico. Quando torni a casa ti senti un ragazzo nuovo!
D - Ultima domanda: cosa stai facendo adesso?
R - Ci sto pensando... ho diversi progetti in mente... sto pensando che forse per il 2025 mi imbarcherò in una spedizione in barca a vela intorno alla terra. Mi piacerebbe prendere una barca scientifica invitando studenti universitari e scienziati a navigare in tutto il pianeta studiando la situazione dei nostri oceani. Devo anche confessarti che -forse- ho dei progetti folli e selvaggi, non scientifici... io adoro le sfide! Il mio scopo finale comunque è e rimane sempre lo stesso: aumentare nella popolazione la cura e l’amore per l’ambiente!