“Siamo profondamente rattristati di confermare la tragica morte di un corridore sul TDS®.”
Comincia così il comunicato stampa ufficiale dell’organizzazione di una delle gare trail più seguite ed importanti nell’abito delle manifestazioni sportive che rientrano sotto l’ombrello di competizioni targate UTMB.
Una dichiarazione che nessuno si sarebbe mai aspettato, in realtà la prima di questo genere nella storia della gara trail ambitissima da atleti provenienti da tutto il mondo, tanto che erano oltre 1500 i partecipanti all’edizione 2021.
Tutto aveva avuto inizio senza particolari problemi o avvisaglie, con la novità di quest’anno riguardo gli orari di partenza della gara trail TDS, non più di mattina presto. A notte fonda, poco dopo il 60esimo km, la disgrazia. Recita il comunicato ufficiale:
“Alle 00:25 CET di mercoledì 25 agosto, il Comitato di Regata dell'UTMB® Mont-Blanc è stato informato che un corridore TDS® ha avuto un grave incidente durante la discesa del Passeur de Pralognan. Questa sezione del percorso ha fatto parte di molte precedenti edizioni del TDS®. Erano presenti risorse dedicate alla sicurezza e alla protezione per supportare gli atleti in questa parte del corso. Il corridore coinvolto nell'incidente è un cittadino ceco e, per rispetto della famiglia, gli organizzatori rispetteranno il loro anonimato. La squadra di soccorso in cima al passo è intervenuta subito dopo l'incidente. Sono stati quindi avvisati i servizi dello Stato, con una richiesta di supporto in elicottero. Nonostante tutte le cure prestate, il corridore ha ceduto alle ferite riportate. I parenti del corridore sono stati informati. La numerosa famiglia dei trailer, e più in particolare quella dell'UTMB®, è profondamente addolorata e si unisce a noi nell'esprimere le sue condoglianze alla famiglia e agli amici della vittima”. Condoglianze a cui si unisce anche tutta la redazione di Trailrunworld.com, che si è messa in contatto con alcuni atleti in gara per raccogliere le loro testimonianze.
“E’ stata una esperienza che sicuramente non dimenticheremo mai” ci ha raccontato Maurizio D’Agostino, abruzzese DOC, appassionato trail e sky runner. “Stavo andando bene, ero nel gruppo dei primi 300…su un numero di atleti oltre i mille per me era già un ottimo risultato! Sono arrivato in quel punto del percorso verso le 3,30 del mattino. Ad un certo punto ci hanno bloccati nei pressi di una discesa particolare, molto tecnica e difficile. Ci hanno detto che qualcuno si era fatto male. Essendo una discesa che poteva essere percorsa soltanto da max 2 atleti alla volta, abbiamo pensato tutti alla fila da fare perché eravamo in tanti. Poi, dopo una lunga attesa abbiamo capito che l’incidente era serio, che forse l’atleta era morto. Intanto il tempo passava….” E qui il racconto di Maurizio D’Agostino si fa più inquietante. “Faceva veramente freddo. Eravamo tutti fermi ed anche bagnati perché poco prima avevamo beccato un’acquazzone con i fiocchi. A quel punto abbiamo tirato fuori tutto il materiale obbligatorio –pantaloni, coperte termiche- per ripararci dal freddo. Devo dire di non aver mai sofferto così tanto la temperatura, e così tantissime persone insieme a me. Se non avessimo avuto le coperte termiche qualcuno sarebbe andato in ipotermia, con tutte le conseguenze del caso”
Stessa paura passata anche da Domenico Giosi, giovane atleta laziale che negli ultimi anni ha collezionato già diversi e discreti successi (qui una sua intervista rilasciata a Trailrunworld tempo fa).
“Io ero nel gruppetto di atleti arrivati pochissimi minuti dopo che è successo la disgrazia” ci ha raccontato Domenico. “Devo dire che in quei momenti concitati non abbiamo avuto molte comunicazioni ufficiali. Quando abbiamo saputo della morte di quell’atleta abbiamo capito poi il perché. Il problema è che ci siamo fermati lì, in quota, di notte e per giunta dopo aver preso una bella pioggia qualche ora prima. Alla fine siamo stati fermi per più di 3 ore e non è stata proprio una passeggiata di salute…un freddo immenso davvero! Possiamo dire che il materiale obbligatorio ci ha letteralmente salvato la vita!”
“Durante l'evacuazione in elicottero, i corridori sono stati fermati al Passeur de Pralognan. A causa della durata dello sforzo di evacuazione e per garantire la sicurezza dei corridori, il comitato di gara ha stabilito che la linea d'azione più sicura fosse quella di interrompere la gara per circa 1.200 corridori a cui è stato chiesto di tornare indietro e andare a Bourg Saint-Maurice. L'obiettivo attuale dell'organizzazione della gara è garantire il ritorno in sicurezza dei corridori a Bourg Saint-Maurice dove sono stati accolti e trasportati. 293 corridori avevano già superato il Passeur de Pralognan prima dell'incidente e hanno continuato la loro corsa”.
Una decisione, quella di lasciar continuare la gara per chi aveva passato il punto dell’incidente, ed annullare la corsa per gli atleti rimasti fermi ha creato un certo malumore. Tanto cordoglio e dispiacere per l’atleta vittima dell’incidente, ma anche molta amarezza per come è stata gestita la partecipazione dei runners.
“Capisco la situazione drammatica, per carità. Forse però gli atleti potevano essere gestiti in maniera diversa” ha raccontato ancora Domenico Giosi. Ci hanno inviato un messaggio per dirci che la gara era stata annullata, quando invece non è stato proprio così. Inoltre, il mio gruppo è sceso passando proprio nel passaggio in cui è avvenuto l’incidente, mentre un altro gruppo è tornato indietro. Quando siamo scesi ci hanno detto che potevamo scegliere se continuare la gara oppure fermarci. Io questa decisione non l’ho trovata giusta, come non ho trovato giusto il fatto che figuriamo come atleti ‘ritirati’ quando invece ci siamo fermati obbligatoriamente, vista la disgrazia successa”.
Anche Maurizio D’Agostino racconta di difficoltà nel rientro. “Quando ci hanno detto di tornare indietro ci siamo incamminati subito, ma poi si è creato un problema su un altro tratto tecnico passato in precedenza e che avremmo dovuto ripercorrere al contrario. Dopo numerose difficoltà, e con la buona volontà di molti di noi, è stato fatto in modo di rendere un po’ più sicuro quel tratto e allora siamo riusciti a passare tutti. Alla fine, dalle 3,30 del mattino fermi in quota, sono tornato giù che erano quasi le 11. Non una bella esperienza…”