“Il trail lo vedo come un vero sinonimo di salute e benessere. Per me è questo e spero passi sempre di più questo messaggio”. Igor Antonelli, organizzatore di eventi sportivi legati alla montagna e non solo, sintetizza così la sua visione dello sport di corsa in montagna che va per la maggiore e che raccoglie sempre più appassionati in Italia e nel mondo.
Domenica 25 ottobre prende il via l’evento “MOVE - Monte Ocre Vertical Event”, l’unica gara di un circuito più ampio che è riuscito ad organizzare in questo anno difficile a causa delle restrizioni dovute al contagio da Covid-19.
D – Igor, raccontaci questo evento trail, dove tu fondamentalmente giochi in casa…
R -In realtà chiamarlo trail è esagerato, si tratta solo un vertical sotto le pedici di Monte Ocre ma senza raggiungerlo, mancano circa 6-700 metri alla vetta vera e propria. C’è una partenza ed un arrivo differenziato (cioè partenza in un luogo e arrivo in un altro) con arrivo della corsa in montagna in quota. Rispetto all’anno scorso, purtroppo per tutte le tematiche che conosciamo, si è organizzata la partenza a cronometro, il tracciato non sviluppa più di 5 chilometri ed ha dei pezzi anche abbastanza morbidi, anche se sono pur sempre 1000 metri di dislivello, diciamo comunque abbastanza impegnativi per chi non è pratico della disciplina. Un appuntamento che tradizionalmente combaciava con un evento locale molto importante, la festa delle castagne. Purtroppo anche quella nonostante 32 anni di attività e – nel frattempo- anche vari terremoti, c’è voluto il covid per interrompere questa sagra. Un vero peccato per questo territorio…..
D – A proposito di restrizioni, cosa è cambiato rispetto alle edizioni passate di questo evento?
R – Rispetto agli altri anni sicuramente abbiamo cambiato le modalità di iscrizione e controllo degli atleti, ora viene fatto tutto on line per evitare assembramenti. Abbiamo dovuto mettere un vincolo sul numero dei partecipanti, massimo 100 persone, anche se non è mai stata una gara con tantissime persone, vuoi per la specialità sportiva un po’ particolare, e vuoi per la caratteristica prettamente “locale” dell’evento. Non abbiamo mai avuto un alto numero di atleti. E’ anche vero che quest’anno essendoci pochissime gare in giro, potrebbero presentarsi molti più atleti. Avevamo organizzato per il 2020 un vero e proprio circuito di gare simili, l’Abruzzo Vertical Cup, ma non siamo riusciti a realizzarle tutte: un bel circuito davvero con località quali Amatrice, Gran Sasso, il Velino… purtroppo non se ne farà nessuna. Siamo riusciti ad organizzare soltanto questa qui, proprio perché ci tengo tanto, è il mio paese. In realtà io coordino anche un gruppo nel modo della neve, in particolare sci alpinismo e anche qui le difficoltà non mancano.
D – Qual è la tua visione della scena trail attuale in Italia? Non c’è dubbio che il settore stia crescendo a ritmi significanti. Basti vedere il numero di gare che sale di anno in anno, o no?
R – Mah, credo che le gare siano commisurati al numero dei praticanti che è in crescita. Alcune gare sono sicuramente più strutturate, altre molto meno, ma alla fine vedo un grande interesse in crescita e spero che passi sempre di più un messaggio di salute riguardo questo sport. Invece di andare su strada o per le vecchie strade campestri, il trail è uno sport che aiuta a conoscere parti del territorio che in molti neanche conoscono, e questo è un grande vantaggio.
D – Quanto aiutano queste gare alla promozione del territorio?
R – A noi aiutano molto, soprattutto verso un certo bacino di utenza che arriva da fuori regione se non addirittura dall’estero. Con lo sky race, i campionati mondiali giovanili sul Gran Sasso ad esempio, sono arrivate persone da tutto il mondo, e la gente ha cominciato a capire che a poca distanza da Roma c’è la montagna vera, e la possibilità di fare sport proprio qui. Purtroppo in questa zona d’Italia le istituzioni sono un po’ indietro su tanti aspetti, soprattutto verso queste tematiche. Già fanno fatica a garantire i servizi di base che un territorio ha bisogno da un punto di vista turistico. Però mi è capitato di avere buone collaborazioni con alcuni comuni, ma rimangono ancora azioni estemporanee e non vanno nella direzione di una reale esigenza pubblica e di un management capace e lungimirante.
D – A parte la gara del 25 ottobre, come vedi il futuro prossimo? Si potrà organizzare e riprendere i progetti accantonati, magari anche il circuito vertical di cui hai parlato prima?
R – Io penso comunque di riproporre il progetto del circuito e spero si vada avanti. Non so cosa accadrà tra vaccini, lockdown distanziamenti, eccetera….anche le gare di trail, spero che si riprenda soprattutto con la possibilità del famoso “terzo tempo” che è la cosa più bella di tutti gli eventi, un momento corale molto bello e caloroso, forse più bello della gara in sé. Speriamo che si superi tutto al più presto, siamo tutti in difficoltà, tutto il settore del turismo e degli eventi sportivi lo è. L’estate scorsa fortunatamente in Abruzzo il turismo è esploso e abbiamo lavorato tanto, ma la situazione ora non è delle migliori. Spero che venga sviluppato bene anche il messaggio del trail running, uno sport sano molto positivo per l’attività psico-fisica. La cultura dell’attività motoria è importante per tutti i cittadini, continuano a bombardarci di messaggi di virus e malattie, mentre la vera arma secondo me passa attraverso il nostro stile di vita. Ho sentito molti atleti che hanno avuto il virus e che l’hanno superato abbastanza brillantemente senza pesare sull’apparato sanitario.