“Stiamo navigando a vista, e a due mesi dall'evento possiamo solo sottolineare come la flessibilità sarà un concetto chiave nella realizzazione della manifestazione. Flessibilità sia in termini di orari di partenza, sia di percorso; le decisioni finali verranno prese solo a ridosso dell'evento, a inizio settembre, una volta chiariti tutti i limiti e le possibilità concesse dall'emergenza”.
Recita così un recentissimo post della pagina Facebook del Garda Trentino Trail. Una manifestazione molto apprezzata da amatori e professionisti e che a quanto pare sarà tra le prime gare trail a ripartire ufficialmente post-emergenza Covid. Trailrunworld è riuscita ad intervistare Matteo Paternostro, uno degli organizzatori del Garda Trentino Trail.
Domanda – Matteo, con la conferma delle date, forse il vostro sarà il primo trail post emergenza?
Risposta – Bè, se non il primo forse uno dei primissimi, forse l’Adamello Ultra Trail. Sono partite alcune corse in montagna ma di gare trail non ce ne sono.
D – Come vi siete organizzati con queste nuove norme? Cosa pensate delle direttive Fidal?
R – Io vado un po’ controcorrente rispetto al pensiero degli altri che tendono ad una visione più critica su Fidal, ma è anche il mio carattere. Diciamo che noi organizzatori del Garda Trentino Trail sentiamo anche una sorta di responsabilità morale nei confronti del territorio, delle istituzioni, della provincia. Sentiamo molto il bisogno di “restituire”…se parliamo di corse su strada forse ci sono cose contraddittorie, ma parlando di trail, le notizie che arrivano da Fidal -in maniera ufficiosa si intende-, sono di una graduale riapertura e in maniera serena. Ogni settimana sembra che venga tolta qualche regola, tipo l’eliminazione della partenza in cronometro e la riammissione della partenza in linea. Ho parlato con alcune persone in Fidal e sembrerebbe che, se le cose vanno come devono andare, entro settembre ci saranno molte novità positive e meno restrizioni. Al momento è rimasto per la partenza in linea un limite in “gabbia” di 50 persone. Io la vedo in maniera positiva. A questo si aggiunge il fatto che molte regioni hanno “aperto” agli sport di contatto, mentre altre condizioni, tipo l’essere una manifestazione di interesse regionale/nazionale, con iscritti Fidal e con almeno 1 atleta di caratura nazionale, ci aiutano non poco.
D – E riguardo la presenza del pubblico? Come si inserisce in tutto questo?
R – La situazione non è ancora chiara, ma essendo la gara un ambiente aperto e non un campo di gara chiuso, non si può controllare tutto. Noi comunque avevamo pensato di creare delle zone cuscinetto tra l’arrivo e l’area esterna, e anche Fidal consiglia di mettere delle “fettucce” a distanza di almeno 1 metro da eventuali transenne e consentire così un maggior distanziamento tra pubblico ed atleti. Per la partenza in linea viene consigliato una distanza di 1,5 mt tra gli atleti, tutti muniti di mascherina. Noi abbiamo pensato che potremmo anche inserire dei segnali a terra per meglio organizzare le posizioni in partenza. Certo, quando gli atleti sono nella cosiddetta “gabbia” di partenza siamo noi i responsabili per il rispetto delle distanze di sicurezza. Quando gli atleti sono in attesa di partire invece, la responsabilità è personale. Tuttavia in questo caso abbiamo pensato di utilizzare alcuni steward per meglio “consigliare” ai partecipanti di mantenere le distanze di sicurezza in quei momenti non ufficiali della manifestazione. In ogni caso, abbiamo intenzione di chiedere anche il supporto della Polizia Locale che comunque ci ha sempre aiutati non solo a mantenere l’ordine pubblico ovviamente. Diciamo che la presenza della “divisa” aiuta molto in questi casi…
D – Ecco, parlando di istituzioni, le regolamentazioni ufficiali ed i protocolli Fidal parlano chiaro: per le gare bisogna avere comunque il placet (sulla sicurezza) di Comuni, Prefetto, ecc. Qual è la situazione da voi? C’è collaborazione?
R – Bè, da noi intanto è diverso a prescindere, perché essendo istituzione autonoma le cose non sono identiche al resto d’Italia. Diciamo che c’è un ottimo spirito di collaborazione. Siamo già in contatto da tempo con tutte le istituzioni e possiamo dire che, in via informale, ci hanno già detto che non vedono alcun ostacolo particolare perché la manifestazione non si faccia. Abbiamo spiegato tutte le nostre iniziative in materia di sicurezza e di regolamentazioni anti-contagio e al momento sembrano tutti d’accordo sul fatto che queste iniziative messe in campo rispettano tutte le direttive.
D – Avevate molte richieste prima del rinvio? E ora come procedono le iscrizioni?
R – A marzo, quando è successa tutta questa storia del Covid, avevamo circa 450 iscrizioni. A maggio, abbiamo scelto di rinviare e chiesto agli iscritti se preferivano un rimborso o l’iscrizione per la prossima data valida. A sorpresa, soltanto poco meno di un centinaio di persone ha chiesto il rimborso. Noi in questo momento abbiamo lasciato aperte le iscrizioni, anche se consigliamo d attendere un po’, giusto per cautela. In questi giorni però continuano ad arrivare notifiche di iscrizioni e non mancano richieste dall’estero. Un gruppo di spagnoli ad esempio, nonostante il nostro invito alla cautela, ci ha tenuto a farci sapere di voler partecipare alla gara ad ogni costo!
D – La vostra gara è alla 5° edizione…cosa pensi della proliferazione delle gare trail in Italia? Ormai, in tempi normali, ci sono gare di trail in tutta la penisola in ogni fine settimana, a volte anche nello stesso territorio. Cosa ne pensi, è un’occasione di valorizzazione del territorio o sono forse troppe?
R – Mah, secondo me è vero che le gare si sono moltiplicate, ma non il numero degli atleti. Questo porta inevitabilmente anche a situazioni di “concorrenza” non facili da gestire… Negli ultimi due anni il numero degli atleti si è più o meno stabilizzato, e capita ormai di vedere gare con meno di 2-300 partenze e magari non tanto lontane l’una dall’altra. Certo, se sono organizzate bene, per carità…ma la sensazione è che molte situazioni nascono così, non proprio perfette…
D – Voi che organizzate gare da tempo, vi capita di collaborare con altre associazioni, o che vi scambiate consigli, opinioni, ecc..?
R – Guarda, noi purtroppo o per fortuna siamo da sempre abituati ad avere situazioni organizzative ben più complesse rispetto al resto d’Italia. Solo dal punto di vista sanitario, posso dire che il livello chiesto a noi è difficilmente riscontrabile da altre parti, e quindi abbiamo accumulato una certa esperienza. Non è che siamo più bravi degli altri, è che le richieste per le autorizzazioni sono sicuramente più stringenti rispetto ad altre parti. Riguardo l’amicizia con altri organizzatori, ci troviamo bene ed in sintonia con i ragazzi dell’Ultra Bericus Trail, facciamo parte di un circuito chiamato “Trittico dei Laghi”…insomma ci confrontiamo spesso e ci troviamo bene. Abbiamo preso parte anche ad altre riunioni più allargate con altre organizzazione ed associazioni, ma ho riscontrato un po’ più di fatica a trovare terreno comune su cui confrontarsi. Noi possiamo dire con orgoglio di seguire molto le linee guida di Fidal, che ci tiene ad un calendario preciso e senza sovrapposizioni. Il fatto è che però non tutti sono iscritti come organizzatori alla stessa federazione, per cui la mia sensazione è che ognuno possa fare come meglio crede.